Sensibilità non celiaca al gluten (Gluten Sensitivity)
Da alcuni anni è stata codificata una nuova sindrome, definita “Gluten Sensitivity”, che ha assunto una grande “popolarità”. Essa è una forma di intolleranza al glutine, documentabile con il dosaggio delle immunoglobuline IgG4 (metodica non riconosciuta dalla scienza ufficiale), che non innesca la catena autoimmunitaria, con la distruzione dei villi enterici. Per dirla semplicisticamente, è una forma “più blanda” d’intolleranza al glutine, che si controlla sempre con la dieta, ma che non presenta le caratteristiche di autoimmunità né le complicazioni del morbo celiaco .

Epidemiologia
La “Gluten Sensitivity” (che si manifesta dall’età adolescenziale all’età adulta, mentre è estremamente rara in età pediatrica) è circa 6 volte più frequente della celiachia e in pratica si può affermare, con buona approssimazione, che, se il numero di celiaci attesi in Italia è di circa 500.000 unità, i pazienti con Gluten Sensitivity sono almeno 3 milioni.
Sintomi
I soggetti che soffrono di ipersensibilità al glutine (gluten sensitivity) mostrano sintomi molto simili a quelli prodotti dalla sindrome dell’intestino irritabile (gonfiore, dolori addominali, mal di testa, ecc. …), per cui tale nuova entità clinica può consentire un corretto inquadramento di quei Pazienti che, per molti anni, sono stati considerati come funzionali LINK A MALATTIE FUNZIONALI GASTROENTEROLOGICHE, permettendo una loro sorveglianza per il possibile sviluppo in futuro di celiachia.
Gluten Sensitivity: cosa NON è! E cosa è!
La «Gluten Sensitivity»
NON è celiachia, in quanto NON c’è atrofia dei villi intestinali, NON c’è risposta anticorpale specifica (non si sono ancora scoperti eventuali anticorpi specifici per la GS / Gluten Sensitivity) e il dosaggio delle Immunoglobuline IgG è un dato aspecifico,
NON c’è alterazione della permeabilità intestinale,
NON è una patologia su base autoimmune.
NON è allergia al grano LINK ALLERGIA AL FRUMENTO, in quanto non c’è alterazione significativa degli anticorpi di classe IgE né positività al Prick test.

La Gluten Sensitivity è quindi quella condizione in cui, in seguito all’ingestione di glutine, si hanno sintomi, in buona parte sovrapponibili a quelli della celiachia, dell’allergia al frumento e della sindrome dell’intestino irritabile (gonfiore, sonnolenza, diarrea, stipsi, dolori addominali, cefalea, depressione, ecc), ma non c’è atrofia dei villi intestinali né risposta autoimmune dell’organismo.
Si è scoperto che, mentre per la celiachia siamo di fronte ad un’alterazione sia dell’immunità innata (quella che abbiamo tutti dalla nascita) che dell’immunità adattativa (la risposta dell’organismo ad un agente, percepito come esterno e pericoloso), chi soffre di Gluten Sensitivity ha solo il difetto dell’immunità innata, reagisce quindi in poche ore al glutine, percepito come proteina nemica.
La rapidità di reazione al nutriente incriminato differenzia questa entità nosologica dalle classiche intolleranze, dove è necessario che vi sia un accumulo ed un’assunzione ripetuta dell’alimento, prima che si manifestino le reazioni avverse.
Anche nella celiachia il danno, l’innesco della cascata di autoimmunità e la conseguente manifestazione clinica dell’organismo avvengono dopo un lungo periodo di tempo.

Diagnosi
Ad oggi, la diagnosi di Gluten Sensitivity è una diagnosi di esclusione, come del resto quella dell’intestino irritabile. Si devono ancora definire i parametri genetici, immunologici e clinici della malattia, a cui si arriva, di fatto, escludendo sia la celiachia che l’allergia al grano.
Anche la biopsia intestinale, in chi soffre di Gluten Sensitivity, può dare come riscontro una eventuale infiammazione della mucosa, non certo un’atrofia o un appiattimento dei villi intestinali, come avviene invece nella celiachia.
La tendenza scientifica è quella di rinunciare alla diagnostica per esclusione e ricorrere a criteri di standardizzazione, per avere diagnosi più accurate. E questo vale anche per la Gluten Sensitivity (GS).
Il protocollo diagnostico prevede un controllo, effettuato dopo aver seguito per un certo tempo la dieta priva di glutine, e prevede anche una sorta di gluten – challenge.
Punto fondamentale è definire anche la soglia di risposta, alla reintroduzione di glutine. È importante che il gluten challenge non sia ripetuto sconsideratamente e senza controllo medico.
Lo Specialista valuterà, caso per caso, in relazione sia al quadro clinico del Paziente sia al periodo di gluten challenge, la reintroduzione del glutine e la sua quantità giornaliera, onde evitare effetti collaterali estremamente spiacevoli.

In queste procedure diagnostiche, così come nei tentativi di validare scientificamente il test delle IgG per le intolleranze, si presenta il bias nel creare parametri oggettivi di valutazione, che non siano i vari score della “Quality of Life” (QoL), con tutti i limiti della loro soggettività.
Dunque, la gluten sensitivity o sensibilità al glutine non celiaca, è una sindrome caratterizzata da sintomi gastrointestinali e non, correlati alla presenza di glutine nell’alimentazione di persone non sofferenti di celiachia nè di allergia al grano LINK ALLERGIA AL FRUMENTO .
Il termine gluten sensitivity è oggetto di dibattito. Sebbene tale sindrome sia scatenata dalla presenza di glutine nell’alimentazione, sebbene ci siano evidenze sperimentali che la gliadina abbia un ruolo scatenante nella gluten sensitivity, il quadro è più complesso; il vero responsabile, o i veri responsabili, dell’effetto scatenante non sono ancora stati identificati, ma s’ipotizza che possano essere gli inibitori dell’amilasi/tripsina e, quindi, il nome di gluten sensitivity potrebbe cambiare e diventare “sensibilità non celiaca al grano” (frumento).
Durante il gluten challenge, occorre verificare il livello di anticorpi anti gliadina (AGA) (soprattutto di quella non de-amidata) e anche le IgG. I ricercatori sono estremamente attivi nello studio di markers specifici per la gluten sensitivity.
Gli esperti considerano la gluten sensitivity non celiaca come una malattia riscoperta, distinta dalla celiachia, la quale però presenta ancora delle zone oscure da chiarire.
In ogni caso, la presenza di linee guida, derivate da confronti tra studi effettuati nel mondo, e riconosciute a livello internazionale, permetterà diagnosi più accurate. L’identificazione e la validazione di markers specifici permetterà, infine, di individuare il trigger o i triggers di questa sindrome.

Il grado di sensibilità al glutine è individuale (differente da soggetto a soggetto), e lo stesso può aumentare o scomparire del tutto nel corso degli anni, a differenza della celiachia, che invece, solitamente, si accompagna ad un effetto cumulativo.
Terapia.
La terapia è, fino ad oggi, unicamente dietetica. Consiste, cioè, nell’abolire, o ridurre, il glutine dalla dieta.
In alcuni casi può essere sufficiente ridurne l’apporto, poiché, come dicevo, la suscettibilità a quel nutriente è individuale e può non essere assoluta.
Un’altra importante considerazione è che eventuali assunzioni involontarie di glutine sono meno temibili che nel morbo celiaco. In quest’ultimo, infatti, anche piccole dosi possono innescare il meccanismo di auto-immunità, che nella sensibilità non celiaca al glutine non fa parte del quadro nosologico.
Infine, un altro aspetto positivo è che non sono dimostrate, ad oggi, quelle possibili complicanze della celiachia, come i linfomi intestinali.
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